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B A R T O L O M E O
PER MISERICORDIA DI DIO
ARCIVESCOVO DI COSTANTINOPOLI – NUOVA ROMA
E PATRIARCA ECUMENICO

A TUTTO IL PLEROMA DELLA CHIESA GRAZIA, PACE E MISERICORDIA
DA CRISTO GLORIOSAMENTE RISORTO

***

 Dilettissimi Fratelli Vescovi e amati figli nel Signore,

 Giunti alla Santa Pasqua e divenuti partecipi della gioia della Resurrezione, inneggiamo colui che ha calpestato la morte con la morte, il Signore della gloria, che ha fatto risorgere con lui Adamo con tutta la sua gente e ha aperto per tutti noi le porte del paradiso.

 La sfolgorante resurrezione di Cristo è la conferma che il sovrano nella vita del mondo non è la morte, ma colui che rende nulla la potenza della morte, il Salvatore, conosciuto prima come Logos incorporeo, poi come colui che si è incarnato per noi, per filantropia, morto come uomo e risorto con autorità di Dio, come colui che nuovamente viene nella gloria per compiere la Divina Economia.

 Il mistero e il vissuto della Resurrezione costituiscono il nocciolo della vita ecclesiastica. Il culto pieno di luce, i sacri misteri, la vita di preghiera, il digiuno e l’ascesi, il servizio pastorale e la buona testimonianza nel mondo, tutto ciò effonde il profumo della letizia Pasquale. La vita dei fedeli nella Chiesa è una Pasqua quotidiana, è una “gioia che viene dall’alto”, la “gioia della salvezza”, ma anche “la salvezza come gioia”[1].

 Così, le funzioni della Santa e Grande Settimana non sono opprimenti, ma piene della forza vittoriosa della Resurrezione. In esse viene rivelato che la Croce non ha l’ultima parola nel progetto della salvezza dell’uomo e del mondo. Questo viene preannunciato già durante il Sabato di Lazzaro. La resurrezione dai morti dell’amico intimo di Cristo è prefigurazione della “comune resurrezione”. L’“Oggi è appeso al legno” giunge al culmine con l’invocazione “Mostra anche a noi la tua gloriosa Resurrezione”. Davanti all’Epitaffio cantiamo il “Magnifico le tue Sofferenze, e inneggio la tua Sepoltura insieme alla Resurrezione”. E, con voce sonante, proclamiamo nella funzione Pasquale il vero senso della Croce: “Ecco, attraverso la Croce è venuta la gioia nel mondo intero”.

Il “chiamato e santo giorno” di Pasqua è il sorgere dell’”ottavo giorno”, l’origine della “nuova creazione”, il vissuto della nostra propria resurrezione, il grande “miracolo della mia salvezza”[2]. È la certezza vissuta che il Signore ha patito, è stato condotto a morte per noi ed è risorto per noi “disponendo per noi la resurrezione nei secoli infiniti”[3]. Durante l’intero periodo Pasquale, si inneggia, con una poeticità ineguagliabile, il significato antropologico della sfolgorante Resurrezione di Cristo, il passaggio dell’uomo dalla schiavitù alla vera libertà, “l’avanzamento e l’ascesa dal basso verso l’alto e verso la terra promessa”[4]. Tale rinnovamento salvifico in Cristo si attualizza nella Chiesa come estensione dinamica dell’ethos dell’Eucarestia nel mondo, come “affermare la verità nell’amore”, come collaborazione con Iddio per la trasfigurazione del mondo, per costituirlo icona della pienezza della manifestazione ultima del divino amore nel Regno della Fine dei Tempi. Il vivere in Cristo risorto significa annunciare il Vangelo “fino ai confini della terra”, secondo il modello degli Apostoli, è testimonianza reale riguardo alla grazia che viene e all’attesa di “una nuova creazione”, dove “non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, e nemmeno affanno”[5].

 La fede nella Resurrezione di Cristo e nella nostra propria co-resurrezione non nega la presenza dolorosa della morte, del dolore e della croce nella vita del mondo. Non respingiamo questa dura realtà, né assicuriamo per noi stessi, attraverso la fede, una copertura psicologica davanti alla morte. Conosciamo tuttavia, che la vita presente non è tutta quanta la vita, perché qui siamo “di passaggio”; che apparteniamo a Cristo e che camminiamo verso il Suo Regno eterno. La presenza del dolore e della morte, per quanto sia evidente, non costituisce la realtà ultima. Essa è l’annullamento definitivo della morte. Nel Regno di Dio non c’è dolore e morte, ma vita senza fine. “Prima della tua Croce venerabile “, cantiamo, “era tremenda la morte per gli uomini; dopo la gloriosa passione, tremendo è l’uomo per la morte”[6]. La fede in Cristo dà forza, perseveranza e pazienza per tollerare le difficoltà. Cristo è “colui che guarisce da ogni male e che redime dalla morte”. È colui che ha sofferto per noi, colui che ha rivelato agli uomini che Dio è “sempre a nostro favore”, che alla Verità di Dio appartiene essenzialmente la Sua filantropia. Questa desiderabile voce del divino amore riecheggia nel “coraggio, figliolo” di Cristo verso il paralitico e nel “coraggio, figlia”[7] verso la donna emorroissa, nell’ “abbiate fiducia, io ho vinto il mondo”[8], prima della Passione e nel “coraggio, Paolo”[9] verso l’Apostolo delle Genti, in prigione e minacciato di morte.

 La pandemia latente del nuovo coronavirus ha dimostrato quanto fragile sia l’uomo, quanto facilmente lo domini la paura e la disperazione, quanto impotenti si rivelino le sue conoscenze e la sua fiducia di sé, quanto infondata sia l’opinione che la morte costituisca un evento alla fine della vita e che l’oblio o l’allontanamento della morte sia il suo giusto modo di affrontarla. Le situazioni estreme dimostrano che l’uomo è incapace di gestire tenacemente la propria esistenza, quando crede che la morte sia la realtà invincibile e il confine insormontabile. È difficile restare umani senza la speranza dell’eternità. Questa speranza vive nel cuore di tutti i medici, infermieri, volontari, donatori e di tutti coloro che prestano assistenza generosamente ai fratelli che soffrono con spirito di sacrificio, abnegazione e amore. Nel mezzo di questa crisi indicibile, essi profumano di resurrezione e speranza. Sono i “Buoni Samaritani”, coloro che versano, a pericolo della loro vita, olio e vino sulle piaghe; sono gli attuali “Cirenei” sul Golgota di coloro che giacciono nelle infermità.

 Con questi pensieri, venerabili fratelli e dilettissimi figli nel Signore, glorifichiamo il nome che è al di sopra di ogni cosa, il Signore Risorto, che sgorga vita da una luce familiare e allieta l’universo alla luce della Resurrezione, pregando Lui, il medico delle anime e dei corpi, che concede vita e resurrezione, affinché, accondiscendendo nella sua indicibile filantropia al genere degli uomini, ci faccia grazia del dono prezioso della salute e diriga i nostri passi sulle rette vie, per essere resi degni della nostra libertà donata da Dio nel mondo, prefigurante la sua perfezione nel Regno sovraceleste del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

 Cristo è risorto!

 Fanar, Santa Pasqua 2020
Il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo
Fervente intercessore presso il Cristo Risorto
per tutti voi.



[1] Fr. Alexander Schmemann, Ημερολόγιον, εκδ. Ακρίτας Αθήνα 2003, pag. 203 (in greco)

[2] Gregorio il Teologo, Sulla Santa Pasqua, BEΠ 60, p. 202.

[3] Gregorio il Teologo, Sulla Ascensione, PG 151, par.227.

[4] Gregorio il Teologo, op.cit., p. 191.

[5] Ap. 21,4.

[6] Doxastikon del Vespero del 27 settembre.

[7] Matteo 9, 2 e 22.

[8] Giovanni 16, 33.

[9] Atti, 23, 11.

 

 

 
 

 

GENNADIOS
PER MISERICORDIA DI DIO ARCIVESCOVO ORTODOSSO D’ITALIA E MALTA
ED ESARCA PER L’EUROPA MERIDIONALE
A TUTTO IL SACRO CLERO E AL PIO POPOLO
DELLA NOSTRA SACRA ARCIDIOCESI ORTODOSSA D’ITALIA E MALTA

 Amato Popolo e cari Figli della Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta,
La Resurrezione di Cristo genera e dona una “Nuova umanità”. L’uomo della Resurrezione è “Nuovo”: un corpo umano, già “morto e sepolto”, diviene partecipe di una “Nuova vita umana”, che è incorruttibile”, della medesima vita eterna di Dio.
Da un lato la terribile crisi mondiale, che ha creato il male, il Coronavirus, mentre dall’altro lato le conseguenze che ha comportato, come il dolore, la tribolazione, delusione, la confusione e gli squilibri politici, sociali ed economici, la Resurrezione di Cristo, che attendiamo, a cui si siamo preparati col digiuno, la pazienza, l’umiltà, il rispetto, l’attenzione e in modo particolare con la Preghiera, mezzi spirituali di altissimo significato, costituiscono la forza e la liberazione, la gioia e la salvezza per la rinascita spirituale e la nuova creazione di un nuovo uomo, il cui unico scopo è la vittoria nei confronti della morte e la schiavitù che porta alla distruzione. Ci segue, ci protegge e ci guida. Cristo è l’unica speranza, poiché ci rinnoverà e ci renderà vincitori.
La Resurrezione che dona all’uomo l’ingresso nel passaggio, con la libertà, la gioia e l’esultanza della Resurrezione, vediamo naturalmente secondo l’insegnamento dell’Apostolo San Paolo e dei Santi Padri Teofori che “Cristo nostra Pasqua”, nell’”antico lievito” dell’umanità è stato posto come “Nuovo lievito”, che è “potenza” ed è in grado di trasformare in quanto il riconoscere e venerare la Resurrezione rinnova un “Nuovo uomo”.
La “Nuova umanità”, che possiede il “Nuovo lievito” della Resurrezione, Cristo, “Morto e Risorto”, è trasformata, si rinnova e rinasce: Trasfigurazione, Rinnovamento, Rinascita! E’ un dono preziosissimo della Resurrezione, che vincerà il male, il Coronavirus, la morte, poiché la nostra unica speranza, Cristo Risorto, alimenta la guarigione e la salvezza dell’uomo.
Con questi umili pensieri, figli della Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta del Patriarcato Ecumenico concludo il Saluto Pasquale della Vittoria rivolto a tutti Voi, insieme all’auguri che la vita, la luce, l’amore, la pace, l’unità e la gioia della Resurrezione Vi accompagnino.

Buona Resurrezione! Cristo è Risorto!

Venezia, Santa Pasqua 2020
+ il Metropolita Gennadios
Arcivescovo Ortodosso d’Italia e Malta ed
Esarca per l’Europa Meridionale

 

 
 

 

Fratelli e Figli nel Signore,

Dal Fanar, dal cuore della Città Regina, dalla città di Santa Sofia, dalla Grande Chiesa, mi rivolgo alle vostre amatissime persone, a ognuno e a ognuna di voi, a riguardo delle circostanze senza precedenti, la prova che attraversiamo come genere umano, a causa della minaccia mondiale che provoca la pandemia del nuovo Coronavirus, conosciuto come Covid-19.

La parola della Chiesa, della Madre Chiesa, non può mancare. La nostra parola dunque, è quella che abbiamo imparato dall’esperienza dei secoli: gratificante, istruttiva, corroborante e consolante.

Ringraziamo sinceramente tutti coloro che lottano con abnegazione, anzi trascurando sé stessi e le loro famiglie:
- Il corpo medico e infermieristico che si trovano al capezzale dei nostri fratelli e sorelli ammalati,
- I ricercatori e scienziati esperti che cercano la idonea terapia farmaceutica, e il vaccino per salvarci dal virus,
- Ma anche tutti coloro che si occupano attivamente di affrontare questa pandemia.

Il vostro contributo, carissimi, è inestimabile. È un contributo per tutta la società. È sacrificio e merita ogni onore e riconoscenza.

Vi ringraziamo e tutti insieme vi applaudiamo, non solo dalle nostre terrazze, ma in ogni momento dal nostro cuore. Il nostro pensiero e la nostra preghiera vi accompagnano.

In questa lotta, le amministrazioni predisposte, gli stati, le competenti autorità sanitarie hanno la responsabilità primaria di progettare, affrontare e superare questa crisi. Potrebbero essere caratterizzati come Strateghi in battaglia per affrontare il nemico invisibile, ma già conosciuto.

Un nemico che si volge contro l’umanità.

Questa responsabilità, che si caricano sulle proprie spalle, richiede necessariamente la collaborazione di tutti noi. È l’ora di una responsabilità collegiale, personale e sociale.

Per questo, figli miei, ovunque nel mondo, vi esorto paternamente a fronteggiare con precisione e pazienza, tutte le misure difficili, ma necessarie che prendono le Autorità Sanitarie e gli Stati. Ogni cosa serve alla nostra salvaguardia, per il bene comune, per limitare la diffusione del virus. Pertanto, la nostra liberazione da questa sofferenza dipende assolutamente dalla nostra collaborazione.

Forse, alcuni di voi hanno avuto la sensazione che con queste misure drastiche si sottovaluti e si offenda la fede.
Tuttavia, ciò che è in pericolo
non è la fede, ma i fedeli,
non è Cristo, ma noi Cristiani,
non è il Dio-Uomo, ma siamo noi uomini.

La nostra fede è profondamente consolidata nelle radici della nostra cultura. La nostra fede è viva e nessuna situazione straordinaria la può limitare.

Ciò che si deve limitare sono i raduni, le grandi concentrazioni di persone, a motivo delle circostanze straordinarie. Restiamo a casa.

Proteggiamoci e proteggiamo chi ci è accanto. Là [a casa], ciascuno di noi preghi per tutta l’umanità, confidando sulla forza della nostra unità spirituale.

Vivremo questo periodo come un cammino del deserto, per giungere in sicurezza alla Terra Promessa, quando la scienza, per grazia di Dio, vincerà la battaglia col virus.

Perché siamo sicuri che, anche con le nostre preghiere, la vincerà. Allora dunque, è bene essere tutti insieme, qui, spiritualmente uniti, continuando la lotta della metanoia e della santificazione.

Vediamo il nostro prossimo subire le conseguenze del virus. Alcuni sono stati già costretti a soccombere e ci hanno lasciato.

La nostra Chiesa si augura e prega perché gli ammalati si ristabiliscano, per il riposo delle anime delle vittime, ma anche per aiutare e dare forza alle famiglie di coloro che sono nel dolore.

Passerà anche questa prova, se ne andranno anche queste nuvole e il Sole di Giustizia cancellerà l’effetto letale del virus.
Tuttavia, la nostra vita sarà cambiata. E la prova è una occasione per cambiare al meglio. Nella direzione di rafforzare l’amore e la solidarietà.

La benedizione del Signore, figli nel Signore, per intercessione della Tuttasanta Theotokos, l’Evangelistria, sia presente nel cammino di tutti noi, trasformi l’isolamento volontario in vera comunione, divenga la preghiera e la nostra meta, divenga il senso e il nostro ritorno a ciò che è vero, a ciò che è gradito a Dio.

Forza, Dio è con noi!

 

 
 

 

+ B A R T O L O M E O
PER GRAZIA DI DIO ARCIVESCOVO DI COSTANTINOPOLI – NUOVA ROMA
E PATRIARCA ECUMENICO
A TUTTO IL PLEROMA DELLA CHIESA GRAZIA E PACE DAL SALVATORE E SIGNORE NOSTRO GESÙ CRISTO E DA NOI PREGHIERA, BENEDIZIONE E PERDONO
* * *
Per grazia di Dio donatore di tutto, siamo giunti anche quest’anno alla Santa e Grande Quaresima, allo stadio delle lotte ascetiche, per purificare noi stessi, con la collaborazione del Signore, in preghiera, digiuno e umiltà e per apprestarci a vivere con entusiasmo la Veneranda Passione e a festeggiare la Resurrezione che emana splendore di Cristo Salvatore.
Dentro a un mondo di molteplici turbamenti, l’esperienza ascetica dell’Ortodossia costituisce un preziosissimo capitolo spirituale, una fonte inesauribile di conoscenza di Dio e di conoscenza dell’uomo. L’ascesi benedetta, il cui spirito impregna l’intero nostro modo di vivere – “Ascetismo è l’intero Cristianesimo”, non costituisce un privilegio di pochi o di eletti, ma è “un atto ecclesiastico”, un bene comune, una comune benedizione e una chiamata comune per tutti i fedeli senza eccezione. Le lotte ascetiche non sono, naturalmente, fine a se stesse, non vale il principio “l’ascesi per l’ascesi”. L’obiettivo è il superamento della propria volontà e della “arroganza della carne”, lo spostamento del centro della vita dal desiderio individuale e dal “diritto” nell’amore “che non cerca il proprio interesse“, secondo il detto biblico, “nessuno cerchi il proprio interesse ma quello degli altri” .
Questo spirito predomina durante tutto il lungo corso storico dell’Ortodossia. Nel Nuovo Meterikon (Nuovi detti delle Madri del deserto) incontriamo una splendida descrizione di questo ethos di rinuncia dal “mio” in nome dell’amore: “Si avvicinarono allora alla beata Sara degli eremiti, e la stessa offrì loro un canestro con ciò che avevano bisogno, ma gli anziani lasciando le cose buone, mangiarono quelle avariate. Disse loro allora la venerabile Sara: realmente in verità, siete eremiti” . Questa comprensione e questo uso sacrificale della libertà è estranea allo spirito della nostra epoca, che identifica la libertà con rivendicazioni personali e con legittimismo. L’uomo attuale “indipendente” non mangerebbe i frutti avariati, ma quelli buoni e sarebbe sicuro di manifestare e di utilizzare così in modo autentico e responsabile la propria libertà.
In questo punto si trova il più alto valore della visione ortodossa della libertà per l’uomo attuale. Si tratta di una libertà, che non esige, ma condivide, non reclama ma si sacrifica. Il fedele ortodosso sa che l’indipendenza e l’autosufficienza non affrancano l’uomo dal giogo dell’io, dell’autorealizzazione e dell’autolegittimazione. La libertà, “con la quale Cristo ci ha liberati” , attiva le forze creative dell’uomo, si realizza come negazione dell’autosegregazione, come amore non prestabilito e come comunione di vita.
L’ethos ascetico ortodosso non conosce divisioni e dualismi, non rifiuta la vita, ma la trasfigura. La visione dualistica e il rifiuto del mondo non sono cristiani. L’autentico ascetismo è luminoso e amico degli uomini. È caratteristico dell’autocoscienza ortodossa, che il periodo del digiuno sia impregnato di gioia della croce e della resurrezione. E le lotte ascetiche degli ortodossi, come anche complessivamente la nostra vita spirituale e liturgica, effondono il profumo e la luce della Resurrezione. La Croce si trova al centro della devozione ortodossa, non è tuttavia il punto finale di riferimento della vita della Chiesa. Questo è l’ineffabile gioia della Resurrezione, e la Croce costituisce la via verso di essa. Pertanto, anche durante il periodo della Grande Quaresima, la quintessenza vitale degli Ortodossi rimane il desiderio della “comune Resurrezione”.
Augurate e pregate, onorabili fratelli e figli nel Signore, di essere resi degni, col beneplacito e l’aiuto che viene dall’alto, per intercessione della prima tra i Santi, la Theotokos e di tutti i Santi, di percorrere, in maniera adatta a Cristo e in modo compiacente a Cristo, la lunga via della Santa e Grande Quaresima, praticando con gioia, in obbedienza alla regola della tradizione ecclesiastica, la “comune lotta” del digiuno che sopprime le passioni, perseverando nella preghiera, aiutando coloro che soffrono e coloro che hanno necessità, perdonandoci gli uni gli altri, e “rendendo grazie in ogni cosa” per venerare pieni di devozione la “Santa e Salvifica e Tremenda Passione” e la Resurrezione portatrice di vita del Signore e Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo, al quale spetta la gloria, la potenza e il ringraziamento nei secoli infiniti. Amen.

Santa e Grande Quaresima 2019

+ Il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo
fervente intercessore presso Dio di tutti voi

 

 

 
 

 

+ B A R T O L O M E O
PER MISERICORDIA DI DIO ARCIVESCOVO DI COSTANTINOPOLI
NUOVA ROMA E PATRIARCA ECUMENICO
A TUTTO IL PLEROMA DELLA CHIESA
GRAZIA, MISERICORDIA E PACE
DA CRISTO SALVATORE NATO A BETLEMME

Eminentissimi ed Eccellentissimi fratelli, amatissimi figli nel Signore,

Glorifichiamo il Dio Tutto Santo e Clementissimo, poiché siamo stati resi degni anche quest’anno di giungere al giorno panegirico di Natale, la festa della incarnazione del Figlio pre-eterno e Verbo di Dio “per noi uomini e per la nostra salvezza”. Attraverso il “mistero di sempre” e il “grande miracolo” della divina Umanizzazione, il “grande sconfitto”, l’uomo seduto nel buio e nell’ombra, si rende “figlio della luce e figlio del giorno” , si apre per lui la benedetta via della divinizzazione per grazia. Nel mistero divino-umano della Chiesa ed attraverso i suoi sacri misteri, Cristo nasce ed prende forma nella nostra anima e nella nostra esistenza. “Il Logos di Dio” teologizza San Massimo il Confessore “nato allo stesso tempo secondo la carne, sempre nasce e vuole secondo lo spirito per filantropia, per coloro che lo desiderano; è divenuto bambino, rivestendo di virtù e manifestando se stesso in essi, tanto quanto conosce bene che, colui che lo accetta, comprenderebbe.” Non è un “Dio-Idea”, come il dio dei filosofi, né un dio chiuso nella sua trascuratezza assoluta ed inavvicinabile, ma è l’ “Emmanuele”, il “Dio con noi” , si trova più vicino a noi, di quanto lo siamo noi con il nostro io, è “più familiare di noi stessi”. 
La fede nella Divinità irraggiungibile e immateriale non trasforma la vita dell’uomo, non porta la polarizzazione tra materia e spirito, non riconcilia il baratro tra cielo e terra. La Incarnazione del Logos di Dio è la manifestazione della verità riguardo a Dio e all’uomo, che salva il genere umano dai labirinti oscuri, tanto del materialismo e dall’antropomonismo, quanto anche dell’idealismo e del dualismo. La condanna del nestorianesimo e del monofisismo da parte della chiesa segnala il rifiuto di due tendenze più che universali dell’animo umano e precisamente da una parte l’assoluto sviluppo dell’antropocentrismo, e dall’altra la idealizzazione della interpretazione idealistica della vita e della verità, deviazioni particolarmente diffuse anche nella nostra epoca.
L’attuale “nestorianesimo” si manifesta come uno spirito di secolarizzazione, come uno scientismo ed una assoluta priorità di conoscenza pratica, come un assoluto predominio dell’economia, come una arroganza autosalvifica e atea, come la “non cultura” dell’individualismo e dell’eudemonismo, come legalismo e moralismo, come “fine del pudore” e immedesimazione dell’amore sacrificale e della conversione con la cosiddetta “etica delle cose impossibili”. Il “monofisismo” di nuovo è rappresentato oggi dalle tendenze a demonizzare il corpo e l’uomo naturale, dal puritanesimo e dalla sindrome “di purezza”, da una spiritualità introversa infruttuosa e da misticismi vari, da un disprezzo della ragione, della tecnica e della cultura, dal rifiuto del dialogo e dal rigetto del diverso, con un pericoloso rappresentante, in nome della “sola ed esclusiva verità”, il fondamentalismo religioso, che viene nutrito da sviluppi assoluti e rifiuti e alimenta la violenza e la disunione. E’ evidente che, la apoteosi nestorianeggiante del mondo, quanto la sua demonizzazione monofisiteggiante, lasciano il mondo e la storia, la civiltà e le culture, esposte alle forze del “momento” e consolidano in tal modo il loro essere autonome ed il loro stallo.
La fede cristiana è la certezza della salvezza dell’uomo sotto il Dio d’amore, il quale ha preso per l’amore per gli uomini, la nostra natura e ci ha donato di nuovo la “somiglianza”, persa con la caduta, rendendoci idonei alla vita secondo la verità, nel Suo Corpo, la Chiesa. La intera vita della Chiesa manifesta il mistero della divino-umanità. Il Salvatore Teantropo ha assunto “la carne della chiesa” e ha mostrato “primo e unico”, “il vero uomo e perfetto per i modi e per la vita e per tutte le altre cose. La Chiesa di Cristo è il luogo della “comune salvezza”, della “comune libertà” e della speranza del “comune Regno”, è il luogo del vivere la libertà che rende liberi, il cui nocciolo è il giungere alla verità nell’amore. Questo amore supera i confini della semplice azione umanistica, poiché la sua fonte e il suo modello sono la filantropia divina che supera la parola umana. “In questo si è manifestato per noi l'amore di Dio: che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo affinché, per mezzo di lui, vivessimo. In questo è l'amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che egli ha amato noi… Carissimi, se Dio ci ha tanto amati, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri”. Dove c’è amore, lì è presente Dio.
Questa verità salvifica deve essere manifestata anche nel modo di festeggiare la venerabile Nascita del nostro Salvatore che viene a visitarci dall’alto. La festa è sempre “pienezza del tempo”, momento di autoconoscenza, di ringraziamento per la magnificenza del divino amore filantropico, testimonianza della verità della divino-umanità e della libertà in Cristo. Il festeggiamento gioioso della incarnazione del Logos di Dio è un fatto di resistenza alla globalizzazione, allo scolorimento della festa e alla sua trasformazione in un “Natale senza Cristo” e in una festa dell’Avere, del consumismo e della vanità ed in particolare resistenza ad un mondo pieno di tensioni sociali, di capovolgimento dei valori e di conflitto, di violenza e di ingiustizia, dove “Gesù bambino” si trova ancora una volta faccia a faccia con inesorabili interessi di svariati poteri.
Venerabili fratelli e figli amatissimi,
Una generazione passa ed una generazione viene e gli sviluppi che ne conseguono sono difficilmente prevedibili per l’uomo. La fede pura, tuttavia, non ha dilemmi. Il Logos è divenuto carne, la “verità è giunta” e “l’ombra è passata”, partecipiamo già del Regno nel cammino verso la perfezione dell’opera della Divina Economia incarnata. Abbiamo incrollabile la certezza, che il futuro appartiene a Cristo, il Quale è “ieri e oggi lo stesso e nei secoli” , che la Chiesa di Cristo rimarrà luogo di santificazione e di vita ispirata, di rinnovamento dell’uomo e del mondo, assaggio della gloria del Regno, che continuerà “a dare la testimonianza evangelica” e “a distribuire nell’ecumene i doni di Dio: il Suo amore, la pace, la giustizia, la riconciliazione, la forza della Resurrezione e l’attesa dell’eternità” . La attuale ideologizzazione riguardo ad un’epoca “post-cristiana” è assurda. “Dopo Cristo” tutto è e rimane nei secoli “in Cristo”.
Piegando pieni di rispetto le ginocchia davanti al Bambino Divino di Betlemme e della Sua Madre Santissima che regge il bimbo, e adorando il “Dio più che perfetto” che si è fatto uomo, accordiamo, dal sempre vivo Fanar, ai figli della Santa e Grande Chiesa di Cristo attraverso il mondo, la nostra benedizione Patriarcale per i Santi Dodici Giorni, augurando salutare, pieno di splendidi frutti e gioioso il nuovo anno di bontà del Signore.


 + Il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo,
diletto fratello in Cristo e fervente intercessore presso Dio

 

 

 
 

 

MESSAGGIO DI SUA EMINENZA REV.MA
IL METROPOLITA GENNADIOS, ARCIVESCOVO ORTODOSSO D'ITALIA E MALTA
IN OCCASIONE DELLA FESTA DI NATALE 2018

GENNADIOS
PER MISERICORDIA DI DIO METROPOLITA D’ITALIA E MALTA
ED ESARCA DELL’EUROPA MERIDIONALE
A TUTTO IL SACRO CLERO E AL PLEROMA FEDELE
DELL NOSTRA METROPOLI ORTODOSSA

Ancora una volta, amato popolo onorato da Dio, della Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta, “il festeggiamento del divino mistero della incarnazione di Dio”, trova l’uomo, - come riporta nel Suo messaggio Natalizio, il Corifeo della Chiesa Ortodossa, il Patriarca e Padre della Nazione e della Ortodossia, il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I°, - “in un mondo attraversato da varie violenze e l’ansia e la lotta della Chiesa per la protezione della persona umana, la libertà e la giustizia”, sono temi e problemi che tormentano e affliggono la Chiesa di Cristo. E questo, perché le violenze inaudite, la concorrenza pericolosa, le disparate disuguaglianze sociali e il calpestamento degli indispensabili diritti umani, creano confusione e rovina, caos e calunnia, schiavitù e miseria. 
E’ impossibile per la Chiesa ignorare tutta questa tragica situazione, disumana e distruttiva della vita umana: "Nulla è sacro quanto l’uomo, col quale Dio ha comunicato anche attraverso la natura”. 
È verità e fede irrefutabile della Chiesa che il travolgente mistero dell'incarnazione del Logos di Dio e la divinizzazione per Grazia della persona rivela la verità suprema sulla libertà e il destino divino dell'essere umano.
In tutto quanto il mondo si ode il “Cristo è nato”, dal Nord al Sud, da Oriente ad Occidente, in un mondo che non vive il “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace sulla terra”. Il “Cristo è nato” echeggia e riecheggia anche attraverso il mondo globalizzato, purtroppo, senza speranza e serenità, senza respiro e vita.
Il “Cristo è nato” viene accolto anche da uomini che non vivono una vita in Cristo, tuttavia, questo messaggio, imperituro e salvifico diverrà purificazione dei peccati e ponte di salvezza verso l’Eden, sulla via verso l’Eternità ed il Cielo.
E sostenuti da questo ethos divino, che dona soccorso dall’alto e illuminazione, la Grazia e la infinita misericordia di Dio Grande e Potente e Filantropo, salutiamo, con amore autentico e profonda venerazione, il gregge pieno di grazia da Dio della Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta, gli Eminentissimi Vescovi, i nostri fratelli Ortodossi e tutti i Cristiani, come anche ogni uomo di buona disposizione e di buona volontà, augurando che il Dio senza Principio, nato nella storia e posto in una mangiatoia, conceda a Voi molti anni, pieni di gioia, di salute, di pace, benedetti e salvifici.
“Cristo è nato, glorificatelo!”
“Benedetto da Dio, pacifico e prospero in tutto il Nuovo Anno 2019”
Venezia, 25 Dicembre 2018

Il Metropolita Gennadios
Arcivescovo Ortodosso d’Italia e Malta

 

 

 

 
 


DISCORSO CATECHETICO
PER L’INIZIO
DELLA SANTA E GRANDE QUARESIMA
+ B A R T O L O M E O
PER MISERICORDIA DI DIO
ARCIVESCOVO DI COSTANTINOPOLI – NUOVA ROMA
E PATRIARCA ECUMENICO
A TUTTO IL PLEROMA DELLA CHIESA
SIA GRAZIA E PACE
DAL SALVATORE E SIGNORE NOSTRO GESU’ CRISTO
E DA PARTE NOSTRA PREGHIERA, BENEDIZIONE E PERDONO
***


Rendiamo un inno di grazia al Dio Trino, che ci ha degnati di giungere di nuovo alla Santa e Grande Quaresima, per combattere la buona lotta dell’ascetismo, per volgerci alla “sola cosa, di cui c’è bisogno” (cfr. Lc. 10,42).
In mezzo ad un modo antiascetico, davanti alla attuale profanazione della vita e al predominio delle forme individualistiche ed eudemonistiche, la Chiesa Ortodossa insiste sul periodo di quaranta giorni di lotte spirituali e “di venerabile temperanza” per i propri figli, quale preparazione alla Santa e Grande Settimana, alla Passione e alla Croce di Cristo, per divenire contemplatori e partecipi della Sua gloriosa Resurrezione.
Durante la Grande Quaresima siamo chiamati a vivere in modo più profondo l’Economia creativa e salvifica del Dio Trino e a partecipare in un modo più chiaro alla anafora escatologica, nella direzione e sulla via retta della vita ecclesiastica e spirituale. Ci rendiamo conto del tragico vicolo cieco della magniloquenza autosalvifica del Fariseo, della durezza di cuore del figlio maggiore della parabola del Figliol Prodigo, del crudele disinteresse per la fame, la sete, la nudità, la malattia, l’abbandono del prossimo, in accordo con la narrazione evangelica sul giudizio finale. Veniamo esortati ad imitare la conversione e la umiltà del Pubblicano, il ritorno del figliol prodigo alla casa del Padre e la fiducia della Sua Grazia, a imitare coloro che fanno misericordia ai bisognosi, la vita di preghiera di Gregorio Palamas, l’ascesi di Giovanni il Sinaita e di Maria Egiziaca, e fortificati attraverso la venerazione della sacre icone e la venerata Croce, a giungere all’incontro personale con Cristo risorto dai morti e datore di vita.
Durante questo periodo benedetto, si rivela con particolare enfasi il carattere comunitario e sociale della vita spirituale. Non siamo soli, non stiamo soli davanti a Dio. Non siamo una somma di individui, ma una comunione di persone, per le quali “essere” significa “essere insieme”. L’ascesi non è individuale, ma un atto ecclesiastico ed una impresa, partecipazione del fedele al mistero e ai misteri della Chiesa, lotta contro la filautia, esercizio della filantropia, uso eucaristico della creazione, contributo alla trasfigurazione del mondo. E' libertà comune, virtù comune, bene comune, comune obbedienza alla regola della Chiesa. Non digiuniamo come desideriamo individualmente, ma come la Chiesa stabilisce. Il nostro sforzo ascetico è operativo nell’ambito delle nostre relazioni con gli altri membri del corpo ecclesiastico, come partecipazione ai fatti e alle vicende, che formano la Chiesa come comunità di vita, come “vivere la verità nella carità” (cfr. Ef. 4,15). La spiritualità ortodossa è inscindibilmente connessa con la partecipazione all’intera liturgia della vita della Chiesa, che ha il culmine nella Divina Eucarestia, è devozione che viene nutrita e che acquisisce dimensione nella o mediante la Chiesa.
Lo stadio della Grande Quaresima non è un periodo di esaltazione religiosa psicologica e di emozioni superficiali. La spiritualità, secondo il punto di vista Ortodosso, non significa rivolgersi allo spirito e all’anima, nutrendo un deprezzamento dualistico della materia e del corpo. Spiritualità è l’impregnarsi dell’intera nostra esistenza, spirito, mente e volontà, dell’anima e del nostro corpo, della intera nostra vita, di Spirito Santo, che è spirito di comunione. Spiritualità significa, secondo quanto riportato, l'ecclesiasticalizzazione della nostra vita, una vita ispirata e diretta dal Paracleto, essere veramente portatori dello Spirito, che presuppone la nostra personale libera collaborazione, la partecipazione alla vita sacramentale della Chiesa e una vita divinamente ispirata.

Onorabilissimi Fratelli e Figli amati nel Signore,

Non esiste spiritualità vera e allo stesso tempo priva di frutti. Colui che ama veramente Dio, ama anche il prossimo e il lontano e la intera creazione. Questo amore sacrificale che “non avrà mai fine” (cfr. 1 Cor. 13,8) è un atto eucaristico, pienezza di vita qui, pregustazione e verità delle cose ultime. La nostra fede Ortodossa è una fonte di dinamismo inesauribile, di garanzia per i combattimenti spirituali, per azioni amorevoli verso il Dio e l’essere umano, per un’abbondante fruttificazione nel mondo per il suo bene. Fede e carità costituiscono nella Chiesa una esperienza di vita unica e inseparabile. Nella comunione nello Spirito Santo della Chiesa, la vita dell’ascesi, del digiuno e della filantropia costituisce una barriera alla religiosizzazione e alla trasformazione della devozione nata nella chiesa, in una introversione priva di frutti ed in una conquista individuale.
Lo Spirito di Dio soffia continuamente sulla Chiesa, Dio è sempre “con noi” - insieme a noi. Durante i santi giorni della Grande Quaresima siamo chiamati a intensificare il combattimento ascetico contro il pensiero sull’io, “perseveranti nella preghiera” (Rom. 12,12), “persistendo nella umiltà e facendo misericordia” (Abba Pimen), trascorrendo una vita religiosamente bella e con sentimenti di pietà, perdonandoci gli uni gli altri ed esercitando l’amore gli uni gli altri, glorificando Dio datore di ogni bene e rendendo grazie per i Suoi copiosi doni. “Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!” (2 Cor. 6, 2).
Su queste basi, invocando l’aiuto che viene dall’alto, per accogliere tutti quanti, con affetto ardente ed in modo gioioso, la Santa e Grande Quaresima e augurando “un buon percorso durante lo stadio del digiuno”, accordiamo ai venerabili Fratelli in Cristo e agli amatissimi Figli della Santa e Grande Chiesa di Cristo, sparsi per il mondo, la nostra benedizione Patriarcale.

Santa e Grande Quaresima 2018
Il Patriarca di Costantinopoli
Fervente intercessore presso Dio per voi tutti


 

 

 

 



 

 

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Η Θεία Λειτουργία του Αγίου Ιωάννου του Χρυσοστόμου

La Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo

Divine Litourgy of Saint John Chrysostomos

 

 

 




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